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Nel corso dei secoli, la figura femminile ha avuto molti detrattori, purtroppo, ma anche molti adulatori ed esaltatori della sua essenza. Le forme con le quali tale rispetto si è palesato sono molteplici: poesie, quadri, melodie, sino ad arrivare a manifestazioni più moderne, come vestiti, oggetti d’arredamento e gioielli. Proprio quest’ultima strada, quella dei preziosi, è la via scelta da Davide De Iulis. Questo giovane ascolano (classe 1989) ha fatto della sua passione per l’oreficeria un tentativo continuo di raccontare l’universo femminile.

Come si può leggere dal suo sito, il brand di Davide, Quiscé, ha preso il via quando il suo ideatore aveva solo 16 anni. I suoi primi disegni già mostravano il desiderio di dar vita ad una diversa immagine della donna, una donna fresca ma tenace allo stesso tempo. L’iter formativo di Davide è iniziato presso il Consorzio Piceni Art For Job, con alcuni corsi di modellazione delle cere e fusione a cera persa. Da lì è passato al laboratorio di oreficeria della Cna per la realizzazione di gioielli. Parliamo con Davide di questa sua passione che l’ha portato ad iniziare questo percorso.

In cosa consiste il tuo lavoro? «Quello che ho fatto fino ad ora è creare gioielli sull’assemblato. Prendo catene e pietre già fatte e le assemblo con gli attrezzi che ho e secondo i miei disegni. Sto ancora imparando molto riguardo le tecniche, le lavorazioni e i materiali. Il corso di orafo con la Cna di Ascoli Piceno mi permetterà di ottenere l’attestato. Intanto continuo il mio lavoro da casa, perché non dispongo ancora di un laboratorio».

Quanto è difficile il percorso da te scelto? «No, difficile direi di no. Semmai lungo. Ci vuole tempo, passione e dedizione. Certo, la strada è sempre in salita, e poi il luogo dove vivo non è sicuramente il massimo per questo genere di cose. Arezzo e Vicenza sarebbero state un altro conto. Sono le città dei gioielli, hanno una cultura per queste cose che Ascoli non ha».

Tre estati fa però hai fatto una mostra a Palazzo dei Capitani. Com’è andata? «La mostra in realtà non mi ha dato tanto. Ha avuto un’accoglienza piuttosto fredda. Qui ad Ascoli non c’è la mentalità per andare a vedere una mostra del genere. Ho riscontrato un po’ di ottusità e di indifferenza. Quella volta ho mandato molti inviti, ma poche di quelle persone si sono presentate. Forse mi aspettavo troppo, ma sinceramente non la rifarei. Magari a San Benedetto sì, perché si può sfruttare la presenza dei turisti. Ma sono comunque affezionato ad Ascoli Piceno».

Quindi resteresti nella tua città natale? «Sì, certo. Voglio dare il mio contributo e voglio cercare di farmi conoscere. E poi grazie ad internet puoi stare ovunque, non importa dove risiedi. Puoi comunque ottenere visibilità. Voglio creare un negozio online di gioielli da realizzare su richiesta, in modo da vendere in tutta Italia».

Qual è lo spunto o il modello dal quale parti per concepire un gioiello? «Semplicemente la donna. Tutto è nato dalla passione per lei e per la sua figura. Il modo migliore per raccontarla credo sia il gioiello. Non prendo spunto da elementi naturali, come ad esempio le foglie, o da qualche altro oggetto. Prendo spunto da lei».

Quali sono i tuoi progetti futuri? «Innanzitutto vorrei avere un laboratorio da orafo tutto mio dove poter lavorare. Voglio continuare a creare le mie collezioni e soprattutto vederle indossate dalle donne. Sarebbe davvero una bella soddisfazione».

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