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ANCONA – Strette fra la concorrenza sleale dei tir stranieri e le infiltrazioni della criminalità organizzata, le imprese marchigiane dell’autotrasporto si trovano ad affrontare una crisi gravissima: centinaia sono costrette a chiudere, migliaia i lavoratori licenziati o in cassa integrazione. A denunciare la grave situazione in cui versano i lavoratori e le imprese del settore sono stati i segretari di Confartigianato Trasporti, Gilberto Gasparoni e della Cna Fita, Riccardo Battisti insieme a Maurizio Amadori e Fabrizio Fabietti della Filt Cgil, Daniela Rossi per la Fit Cisl e Giorgio Andreani della Uil Trasporti.

 

“Soltanto nei primi tre mesi del 2013 sono state 97 le imprese che hanno deciso di spegnere per sempre i motori dei loro camion e soltanto 22 i coraggiosi che hanno deciso di avviare un’attività nell’autotrasporto merci, con un saldo negativo di 75 unità” hanno dichiarato i rappresentanti di categoria. Attualmente gli autotrasportatori marchigiani sono 4.648, quando solo tre anni fa erano più di 5mila. Una situazione che incide sull’occupazione nel settore, con una impennata della cassa integrazione che nei primi quattro mesi del 2013 ha già raggiunto le 149.546 ore di cui 93.438 nel mese di aprile. Ma l’anno nero per i conducenti dei tir marchigiani è stato il 2012 quando le ore di cassa integrazione sono state 677.821, più del doppio rispetto alle 257.966 ore dell’anno precedente.

 

“Sulle nostre strade – hanno denunciato sindacati e associazioni di categoria – circolano sempre più veicoli con targhe straniere, spesso si tratta di aziende surrettizie nate nei Paesi dell’Est che vengono ad operare in Italia svolgendo attività di trasporto domestico ed applicando ai lavoratori contratti, contribuzione sociale ed assicurativa dei Paesi in cui hanno sede legale, potendo così praticare forti ribassi sui prezzi del servizio di trasporto, superiori al 20 per cento. Vi è inoltre un uso distorto del cabotaggio da parte di vettori stranieri, per il contrasto del quale risultano al momento del tutto insufficienti i sistemi di controllo su strada fin qui praticati dalle autorità competenti. Esistono inoltre imprese italiane che, forzando la normativa prevista dalla direttiva 96/71 che consente il distacco dei lavoratori effettuato nel quadro di una prestazione di servizi, utilizzano lavoratori assunti da agenzie interinali rumene, per i quali è previsto l’applicazione dei regimi assicurativi e previdenziali del Paese di origine. In questo caso il costo del lavoratore si attesta circa a 15mila euro all’anno, molto al di sotto di quanto costa effettivamente un autista italiano alle dipendenze delle nostre aziende che applicano regolarmente il contratto di lavoro vigente e la contribuzione italiana”.

Le conseguenze del diffondersi di questi fenomeni sono pesantissimi. In due anni, secondo l’osservatorio regionale sull’artigianato “Trend Marche”, il fatturato del settore nella nostra Regione si è più che dimezzato così come le spese per consumi, il che sta ad indicare come la dotazione dei mezzi di trasporto sia largamente sottoutilizzata rispetto alla sua capacità. Insomma, i tir rimangono nei depositi. “Ad aggravare la situazione – hanno concluso sindacati e associazioni di categoria – è sempre più presente, anche nel nostro territorio, il tentativo della criminalità organizzata di infiltrarsi nel settore del trasporto. Spesso vengono utilizzati prestanome incensurati ed aziende apparentemente in regola, ma che non sono altro che delle lavatrici che riciclano danaro, anche queste si muovono sul mercato offrendo servizi di trasporto alla committenza locale a prezzi stracciati“. A tal proposito, domani verrà inviata una lettera ai prefetti marchigiani in cui viene denunciato i fenomeni della concorrenza sleale e delle infiltrazioni criminali nell’autotrasporto.