Whip Whitaker (Denzel Washington) è un pilota di linea dedito all’alcool, divorziato e padre di un figlio adolescente che non vede mai. Durante un volo di routine, dopo essere passato indenne attraverso una forte turbolenza, un guasto improvviso fa perdere rapidamente quota all’aereo, che comincia a precipitare senza apparente possibilità di salvezza. Con un’eccezionale manovra d’emergenza, il comandante riesce tuttavia a far atterrare il velivolo in un campo lontano dalle abitazioni, salvando 96 delle 102 persone a bordo.
Celebrato dalla stampa come un eroe, Whitaker si trova però sotto indagine dopo l’esame tossicologico, che rivela tracce di alcool e cocaina nel sangue. Aiutato da un abile avvocato (Don Cheadle), da un amico sindacalista (Bruce Greenwood) e da una tossicodipendente conosciuta in ospedale (Kelly Reilly), cercherà di uscire indenne dal processo, individuando nelle cause di forza maggiore l’unica responsabilità dell’accaduto.
Al di là della spettacolarizzazione dell’incidente e dell’apparente esaltazione dell’eroe impavido, Flight non appartiene al genere dei disaster movies.
Robert Zemeckis dirige al contrario un film molto intimo, in grado di suscitare domande che scavano nell’animo umano, nella coscienza e nella capacità di ognuno di discernere colpa e ragione.
“Chi sei tu?” – “Bella domanda”. In questo scambio di battute tra padre e figlio si racchiude una delle possibili chiavi di lettura del film. La dipendenza (dall’alcool per Whip, dalla droga per Nicole) è un tema centrale, in grado di far emergere la precarietà dell’animo di fronte al vizio. Non esistono vincitori né vinti, il regista indaga all’interno delle debolezze del protagonista, ma non colpevolizza e non assolve, semplicemente pone lo spettatore di fronte ad una crisi di coscienza.
Qual è il confine tra istinto e consapevolezza, tra scelta e ineluttabilità? E soprattutto, qual è il reale controllo dell’uomo sulla propria vita? Può esistere una seconda possibilità, ma la libertà deve passare inevitabilmente attraverso una piena consapevolezza di sé.