Amina Tyler è un’attivista del gruppo Femen, un movimento di protesta ucraino nato per ricostruire l’immagine delle donne. Attraverso il loro seno nudo manifestano le proprie idee perché spiegano che sia l’unico modo per essere ascoltate. Il ruolo passivo della donna deve essere abolito per dare spazio alla sua persona e alla parola. Amina è membra del gruppo. Vive in Tunisia, dove le donne non possono manifestare la propria libertà d’espressione, spesso perché minacciate o torturate. Gli uomini mantengono i tradizionali pregiudizi e la donna rimane confinata nella sua mentalità costretta dalla paura e dalla rassegnazione. La religione impone comportamenti da seguire per essere rispettose, ma alcune donne dicono no. Amina ha protestato contro una situazione che la divora dentro, le devasta l’anima.
Qualche giorno fa ha postato una foto su Facebook in cui a seno nudo ha voluto dire al mondo che il corpo è di sua proprietà e nessuno ha diritto su di lui quanto lei. La frase simbolo della sua lotta incisa sulla pelle è: “Il mio corpo è solo mio e non è la fonte dell’onore di nessuno”. Dopo la diffusione della foto è stata immediatamente messa a tacere con la seguente motivazione: “Il suo atto potrebbe essere contagioso e fornire un’idea ad altre donne. Bisogna dunque isolarla”. Contro l’attivista è stata inviata una fatwa, cioè una sentenza di morte per il suo atto considerato blasfemo e disonorevole per tutta la comunità.
E’ sparita per un po’, poi è tornata dichiarando: “Mi hanno messo in macchina, spingendomi, tenendomi il collo bloccato e mi hanno schiacciata dentro la vettura, tenendomi bloccata. Mi hanno portato a casa, mi hanno rotto la Sim card del telefono. Mi obbligavano a leggere il Corano, anche se sapevano che io sono agnostica, mi obbligavano ad andare dall’imam ogni giorno. Poi mi hanno portata dallo psichiatra, sono stata obbligata a prendere dei farmaci, erano talmente forti le dosi che non sapevo più cosa facevo, dormivo tutto il giorno. Mi hanno poi portata di nuovo a Tunisi e sono stata di nuovo rinchiusa dentro casa, con la porta bloccata. Ieri finalmente sono riuscita a scappare”. Minaccia di andare via non appena sarà in possesso dei documenti, ma la sua lotta non terminerà qui, perché vuole tornare per cambiare le cose. Buona fortuna Amina!