Francesca Mariani è una giovane artista ascolana, romana di adozione, che abbiamo già conosciuto grazie a Piceno33. “La passione per l’arte è con me da sempre e tutt’ora resta prima di tutto un’esigenza esistenziale. Sin da piccola i miei compagni inseparabilisono stati matite colorate e pennarelli, supportata dagli stimoli culturali e artistici dei miei genitori. Passavo ore a riempire album da cui nascevano vere e proprie storie illustrate”. Comincia così il suo racconto.
Come sei arrivata a Roma? “Sono approdata a Roma per frequentare l’università. Diverse le ragioni che mi hanno portato a questa scelta: in primis mia sorella – alla quale sono molto legata – che si trovava già lì per motivi di studio, poi l’opportunità di fruire di una città, ricca di input e fermento. Ad Ascoli ho sempre portato avanti, parallelamente agli studi classici, la dedizione per il disegno e la pittura, ma non nascondo che essendo la città in cui ho vissuto il periodo adolescenziale con tutte le difficoltà che lo connotano, è emerso impellente il bisogno di allontanarmene per scoprirmi e ri-conoscermi. Ho intrapreso un corso di studi in Lettere moderne, optando per un percorso nel dipartimento di Antropologia Culturale. Vincendo una borsa di studio a Parigi di alcuni mesi, mi sono laureata in Critica d’Arte con una tesi su CamilleClaudel, scultrice francese per me fonte indiscussa di ispirazione”.
Come arrivano le illustrazioni? “Arrivano dopo attraverso la ricerca e la conquista progressiva di consapevolezze, frutto dello studio e del lavoro in questo settore, ho trovato la “mia” arte tra le arti, nelle grandi e variegate potenzialità dell’illustrazione come macro-categoria. Prima fra tutte ho riscontrato la possibilità di esprimere la mia creatività coniugando il livello metaforico e immaginifico e il livello concreto, spaziando dal mondo editoriale a quello della grafica, senza imbavagliare l’ecletticità che mi contraddistingue.
Parliamo del processo creativo. Come nasce un’illustrazione? “Ogni illustrazione è risultato di un percorso: il mondo interiore è alimentato da quello esterno e ogni dettaglio può trasformarsi, quasi magicamente, in uno spunto per disegnare. Vedere e al tempo stesso vivere oggetti, persone, paesaggi come caleidoscopi: un esercizio continuo, spontaneo. E dal proprio universo intimo e appartato, dove mano, occhio e pensiero si uniscono nelle loro potenzialità, si crea un ponte concreto verso il mondo fuori, delle case editrici, delle riviste, della grafica, delle animazioni, delle aziende,degli enti, dei privati. L’illustrazione è dinamismo, è tracciare linee, creare collegamenti, secondo un procedimento spesso surrealista, dove ogni regola è valida ma può essere messa in discussione, rovesciata. L’illustratore, quale privilegiato “tecnico dell’immagine”, deve non solofar sua la conoscenza pratica, di come impostare e realizzare il disegno secondo luci, ombre, composizione prospettica e uso del colore, ma anche avere l’attitudinedi sperimentare e alimentare la propria capacità immaginifica, non senza il supporto di una solida base culturale. Occorre essere curiosi, leggere e guardare libri e riviste di settore e non, documentarsi sia rispetto al panorama dei “colleghi” e all’arte visiva in generale, sia rispetto alla storia dell’arte dei grandi maestri. Nella personale dal titolo Fragile che ho inaugurato lo scorso 8 marzo, presso l’HulaHoop Club Gallery di Roma, a cura di Togaci Arte, ho proposto un ciclo di opere autobiografiche. Riguardo alla produzione installativa che sto portando avanti in questi ultimi anni, volevo ricordare la presenza dell’installazione La Ville à l’envers, in esposizione permanente alla libreria Rinascita di Ascoli Piceno. È possibile anche rivivere la mostra delle mie opere, dedicata a mio padre, che si è tenuta ad Ascoli a ottobre 2012 attraverso un album fotografico su facebook“.
Vivi stabilmente a Roma eppure continui a lavorare per manifestazioniascolane. Cosa ti lega a questa città? “Ad Ascoli sono legata dall’affetto che nutro per la mia famiglia. Negli ultimi anni riesco a restituire ad Ascoli un valore non solo affettivo, riconoscendola come città, oltre che esteticamente bellissima, con un grande potenziale culturale. Nelle piccole realtà, ostiche da certi punti di vista, credo che molte iniziative possano meglio trovar spazio, attraverso la cura e la dedizione di personalità intelligenti e sensibili che sappiano coinvolgere i cittadini e valorizzare il patrimonio artistico di cui Ascoli è ricca.
Arte e 2013. Cos’è la creatività nel terzo millennio? “L’arte in senso ampio credo sia una necessità che non potrà mai cessare di esistere. Purtroppo le dinamiche-“statiche” in cui ci troviamo coinvolti/sconvolti, ci inducono a credere che debba esserci uno “scopo di lucro”, un ritorno, una manipolazione. Io non lo credo assolutamente, piuttosto porto avanti il motto: “l’arte ci salverà” e sostituirei “prendi l’arte e mettila da parte” con “apprendi l’arte e fanne buon uso”! Nella mia installazione Blow-up vengono considerate dal lato artistico queste problematiche”.
Dal 2006 – leggo – segui il tuo marchio d’abbigliamento artigianale. Dicci di più… “F*utile”, che è il nome del marchio d’abbigliamento che abbiamo co-fondato io e mia sorella nel 2006. E’ progetto nato per vestire l’arte, viverla, sentirla propria. Con mia sorella abbiamo deciso di creare un nostro atelier in cui illustrazioni originali e decorazioni personalizzano capi, borse & accessori 100% HAND MADE. Anche qui, un ritorno all’analogico, alla mano come prolungamento della fantasia. Disegni & tessuti, scelti ad hoc, raccontano una storia che si re-inventa in ogni “creazione”, unica. Le collezioni, autonome da ogni contaminazione, cui lo stile è aperto alla sperimentazione, accolgono stimoli creativi per restituirne di nuovi. Da qualche mese a questa parte, il “quartier generale”creativo e operativo fa base ad Ascoli, mantenendo una finestra aperta sulla capitale”.
Quando potremo vederti ad Ascoli? “Mi potete vedere alla Libreria Rinascita di Ascoli. Una mostra importante e ricca di lavori in cui mi sono finalmente presentata alla mia città, lasciandole qualcosa di me, della mia arte, da custodire”.
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