Marcel vive serenamente la sua vita con la moglie Arletty e la cagnetta Laika, guadagnandosi da vivere come lustrascarpe nelle strade di Le Havre e passando qualche ora ogni sera al bar del quartiere. La routine viene però interrotta dalla scoperta della grave malattia che ha colpito Arletty e dall’incontro di Marcel con Idrissa, un ragazzino africano immigrato clandestinamente in Francia, che dopo essere fuggito dalla polizia sogna di raggiungere la madre in Inghilterra.
L’uomo, con la complicità degli amici, comincia a ingegnarsi per aiutare il ragazzo, eludendo i controlli della polizia e cercando allo stesso tempo di non far mancare alla moglie le attenzioni di cui ha bisogno.
Miracolo a Le Havre è un film agrodolce, che offre allo spettatore una realtà tanto povera economicamente quanto ricca di valori positivi. L’amarezza della condizione sociale si integra con l’ottimismo che pervade l’intera storia. I due eventi che stravolgono la vita di Marcel sono mali attuali: l’impotenza dell’uomo di fronte alla malattia e il dramma dell’immigrazione, affrontati da Aki Kaurismäki con una visione probabilmente anacronistica, sicuramente utopica.
“Ci restano i miracoli” è la frase che meglio identifica il messaggio: anche quando la vita presenta difficoltà apparentemente ineluttabili, esiste la speranza di superarle. Il film non cerca però di spiegare una strada da seguire, un modo universale per affrontare i problemi: ipotizza una realtà ancorata su principi che l’attualità sembra aver perso, quali solidarietà e rispetto, ma più che cercare soluzioni pone interrogativi sulla possibilità di trovare una via d’uscita alla crisi di valori umani, chiedendo allo spettatore se un miracolo sia davvero tutto ciò che rimane, come l’immagine del ciliegio in fiore fuori stagione suggerisce.
Regia: Aki Kaurismäki.
Titolo Originale: Le Havre
Genere: Commedia
Durata: 93 minuti
Produzione: Finlandia, Francia, Germania
Anno: 2011