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Dopo il successo di Midnight in Paris, Woody Allen si sposta a Roma per dirigere un cast di alto livello in un film strutturato in episodi non collegati tra loro. Un’attrice americana alle prime armi, ospite a Roma a casa di un’amica, seduce il fidanzato di lei, uno studente di architettura che trova conforto nei consigli di John (Alec Baldwin), famoso architetto con un passato da seduttore di Trastevere.

Una ragazza, anche lei americana, si innamora di un giovane romano e decide di far conoscere le rispettive famiglie. Il padre di lei (Woody Allen), ex regista d’opera, resta folgorato dalla voce del consuocero, al punto da intestardirsi nel volerlo produrre in veste di cantante lirico.

Una coppia di sposini di Pordenone in trasferta a Roma per cambiare lavoro si perde nelle tentazioni e negli equivoci della metropoli, lui con una escort (Penelope Cruz), lei con un attore di fama (Antonio Albanese). Infine, un tranquillo impiegato (Roberto Benigni) viene travolto da una notorietà immotivata quanto fugace.

Il film è un esempio di come un cast di spicco non è sempre sufficiente a salvare una povertà di idee. Poteva essere interessante l’italianità vista dagli occhi di un americano, ma ciò che emerge dalla pellicola è un quadro stereotipato e superficiale. Si comincia con un vigile urbano dalla gestualità estremizzata che offre la voce fuori campo alla presentazione dei protagonisti e ci si immerge nelle quattro storie, alternate tra loro, ma senza una linearità temporale che ne renda gradevole la percezione. Infatti, se l’episodio della coppietta di Pordenone si sviluppa nell’arco di un pomeriggio, quello che vede protagonista il regista stesso occupa uno spazio filmico di giorni, se non settimane o mesi. Ciò crea uno straniamento che aumenta ulteriormente a causa di un doppiaggio non all’altezza e di una presenza a tratti eccessiva del product placement.

Il risultato è un film che raramente crea spunti interessanti e si trascina dietro stereotipi nemmeno troppo approfonditi. La splendida cornice naturale offerta dalla città non basta a far brillare un’opera accennata, approssimativa e stanca, il cui messaggio sembra ridursi a spot già visti. Lascia perplessi anche la scelta di affidare al toscano Roberto Benigni il ruolo dell’impiegato borghese romano. L’impressione finale è che un altro regista non avrebbe ottenuto con lo stesso film l’attenzione mediatica e l’interesse che spettano quasi di diritto a un mostro sacro come Woody Allen, con la cinica sensazione che si possa prendere spunto da una frase chiave dell’episodio interpretato da Benigni per giudicare quest’opera: “Puoi essere povero e sconosciuto oppure ricco e famoso. Se sei ricco e famoso, è meglio”.