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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Da ieri sera Roma ha il suo vescovo, papa Francesco, e il vescovo della Diocesi Gervasio Gestori non trattiene la commozione di fronte ad un papa con umile semplicità che, “come fosse un buon parroco, si presenta alla sua Comunità. – commenta – E la gente, sotto la pioggia, una folla numerosissima, multietnica, gioiosa, improvvisamente tace e prega, vivendo come Popolo santo di Dio il momento che consegna alla Chiesa il nuovo vescovo di Roma, il pontefice della cattolicità”.

È la scelta di Francesco a piacere particolarmente, il nome del santo più amato dagli italiani, ma anche il nome del più italiano dei santi; sinonimo di umanità e santità, è sintomo di un cambiamento forte per la cristianità che negli ultimi tempi ha dovuto assistere a scandali dolorosi. “Abbiamo ora il primo papa dal nome carico di storico significato – continua Gestori – ed abbiamo il primo papa gesuita, latino-americano, portatore delle istanze enormi di quel continente, dove vive la metà dei cattolici”.

Un papa che ha subito chiesto ai fedeli di incominciare un cammino non in modo distaccato o soltanto umano, ma insieme e pregando. “Mi viene da pensare a Francesco quando si sentì dire dal Crocifisso nella chiesetta di San Damiano ‘Va’ e ripara la mia Casa'”. Al papa, infatti, spetta il compito altissimo di servirla nella sua unità, di difenderla nella sua santità, di confermarla nella sua testimonianza evangelica. “Il suo ministero esemplare sia di sprone al Popolo cristiano, – prega il in conclusione il vescovo Gestori – sappia annunciare il Vangelo di Gesù a quanti sono in sincera ricerca ed aiuti il nostro mondo a vivere una fraternità giusta e pacifica”.