Il Cielo Capovolto di Stefano Carnicelli è un romanzo garbato. È questo il primo aggettivo che viene in mente sfogliando le pagine di questo libro e immergendosi nella lettura di queste pagine. Francesco è un ragazzo di vent’anni appassionato calciatore la cui vita scorre tranquilla in provincia con un padre affettuoso e sempre presente. Ma la disgrazia incombe inesorabile, il padre muore e lui si trova nella difficile condizione di chi, da solo, deve affrontare e uscire da un lutto. Con una scrittura di altri tempi, un lessico calibrato e colto Carnicelli trasporta il lettore nella mente di Francesco, nella sua elaborazione del lutto e alla rinascita di una nuova vita, che risorge grazie al lavoro manuale e all’amore che darà di nuovo un senso alla vita.
Ma quando tutto sembra risolto una nuova ombra scura incombe su Francesco gettandolo di nuovo nella solitudine, da cui verrà salvato di nuovo con la potenza del perdono. Tutto il romanzo è intriso dalla musica di grandi cantautori italiani, Vecchioni e Venditti in primis, che aiutano il lettore ad immergersi sempre di più nell’atmosfera del romanzo e che descrive in maniera molto approfondita il carattere dei personaggi. In generale un romanzo godibile, sull’intensità del rapporto padre-figlio e sull’importanza del perdono e del valore della vita.
Vorrei cominciare subito con una domanda personale: nel suo romanzo il protagonista è un calciatore e sono molte le partite di calcio descritte nel libro. Lei ha mai pensato di fare il radiocronista sportivo? “Francamente no, anche se adoro praticare sport, il calcio in modo particolare. Ho giocato a calcio per tantissimi anni. Continuo a farlo, ogni venerdì, con gli amici di un tempo; con alcuni condivido impegni sportivi a partire dagli anni ottanta”.
Colore dominante del romanzo è l’azzurro, un colore che come un leit motiv accompagna il lettore e tinge le pagine del romanzo come un filtro fotografico. Come mai questa scelta? Cosa rappresenta per lei l’azzurro? “L’azzurro è il colore del mare e del cielo. In qualche modo li considero i colori della vita. Nella canzone “Il cielo capovolto” di Roberto Vecchioni, infatti, viene descritto proprio l’universo maschile (agitato e irrequieto come il mare) e quello femminile (stabile e fermo come il cielo). Questi universi, in fondo, rappresentano la vita che si manifesta attraverso la profonda bellezza di un intenso colore azzurro”.
In tutto il romanzo sono sparse citazioni di canzoni che hanno valore formativo per il protagonista del romanzo che si identifica con ciò che hanno cantato Vecchioni e Fossati. Per la caratterizzazione dei suoi personaggi si è ispirato ai testi di questi due cantautori? “Sicuramente si. I due protagonisti maschili amano scoprire la profondità ed i contenuti dei testi dei due cantautori. In particolare scoprono che molte vicende che la vita propone vengono ben rappresentate nei testi delle canzoni. Sono convinto che molte canzoni di questi due cantautori, per chi sa veramente ascoltare, siano rare perle di cultura e di ottima musica. I miei personaggi, a tratti, percorrono la mia esperienza. Confesso che grazie a Vecchioni ho scoperto Alda Merini, Pessoa, Hikmet ed altri. Da Fossati, invece, ho imparato Boris Vian, Fenoglio, Saramago, etc. Le canzoni, i libri di questi cantautori hanno dei contenuti ampi ed interessanti che permettono di allargare i propri orizzonti. I risultati, a mio avviso, sono sorprendenti. Potrei dire che per i brani citati, il romanzo presenta una sua naturale colonna sonora. L’idea di fondo è stata proprio questa: creare, con alcuni testi dei brani citati, un ideale sottofondo musicale che accompagna lo scorrere della storia narrata”.
Il rapporto tra Francesco e suo padre è intenso idilliaco, mentre di solito nell’adolescenza c’è un forte spirito di ribellione. Secondo lei come si può costruire un rapporto così equilibrato con i figli? “Dando importanza e contenuto agli affetti familiari e al dialogo. Oggi, purtroppo, viviamo un tempo cattivo che spesso porta a trascurare proprio i rapporti umani. A volte, invece, occorrerebbe rallentare la folle corsa della vita. Una legittima pausa di riflessione per essere vicini alle persone che amiamo. Nel romanzo Mario (il padre) ha questa grande sensibilità e cerca di essere, nonostante i numerosi impegni, sempre vicino a Francesco. Addirittura è padre e madre contemporaneamente. E così insegna la vita, i sogni, il tempo che attende. Non è facile essere un padre come Mario ma bisogna sforzarsi per esserlo; per il bene e per il futuro dei nostri figli”.