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Una Villa sulla strada di Macerata, una storia alle sue spalle, complessa e affascinante, che inizia nel Settecento e prosegue, focalizzandosi in due momenti specifici, nella seconda guerra mondiale e negli scanzonati anni Ottanta. Sembra esserci ben poco ad unire questi due momenti della Storia italiana, quella con la “S” maiuscola, ma solo se ignoriamo quegli infiniti microcosmi delle esistenze umane che si allacciano e si collegano in modi imprevisti e indefiniti, e che se visti da vicino completano e danno senso alla vita ed al mondo.

LA TRAMA – Si entra nella storia della famiglia Monaldi, da generazioni proprietari di Villa Monaldi e del suo parco, immersi tra il verde delle colline marchigiane. La prima parte del romanzo è ambientata nei mesi successivi l’8 settembre 1943: Carlo Monaldi, erede della famiglia, nasconde nella casa una cartella con documenti segreti, prima di essere catturato dai tedeschi, e non sa che secoli prima un altro tesoro (creduto perduto) era stato nascosto da un antenato ritenuto pazzo: è questo il segreto affidato a Melissa, un ritratto perduto nelle ombre della casa. La ricerca, valida sempre per quanto tale, e che di solito porta a ben diverse scoperte e premi, si potrà svolgere solo nella seconda parte del libro, dopo la fine amara della prima. Si viaggia avanti nel tempo: la Villa, da quarant’anni senza eredi, va all’asta e l’imprenditore Giorgio Morilli, guidato da un sogno e da memorie che non sa spiegare, riesce ad acquistarla, strappandola dalle mani di un misterioso tedesco. Insieme entrano in possesso degli indizi che possono portare al tesoro leggendario e, seguendo la Caccia imbastita dall’estroso predecessore, riusciranno a trovare ben più del suo nascondiglio: scopriranno il vero, unico, tesoro che rende ricche le nostre vite.

IL SEGRETO E LA RICERCA – Fiorenzo Bordi riesce a dipanare con sensibilità la storia quotidiana e drammatica di personaggi delicati e ben delineati: tutti loro accusano una mancanza che li lascia senza equilibrio, e per questo cercano ostinatamente, e spesso inconsciamente, quella completezza che il destino non gli ha donato. Siano essi privati di un bene materiale o spirituale, potranno trovare pace solo alla fine della loro ricerca, spesso un viaggio interiore, e i percorsi disegnati dai loro passi, collegati insieme, intrecciano i fili della tela di un romanzo che riesce a parlare all’anima.

Il racconto che ha scritto è diviso in due parti ed è molto articolato, come composto dalle tessere di un  mosaico che formano un quadro più grande; quale ne è stata la genesi creativa, ci sono dei ricordi familiari o personali, o un’ispirazione di tipo diverso? “Il Segreto di Melissa, come penso la maggior parte delle opere prime, ha avuto una gestazione molto lunga. Tutto iniziò quasi vent’anni fa, dal ricordo di un sogno e dal trovarmi a guardare, come se fosse la prima volta, i ruderi di una villa di campagna sulla strada per Macerata. La conoscenza diretta e i ricordi di bambino, che mi legavano ad un’altra villa, mi hanno offerto il terreno fertile per iniziare una storia che all’inizio non sapevo dove mi avrebbe condotto ma che, dopo anni e varie revisioni soprattutto della prima parte, ha portato a questo risultato”.

La protagonista principale della storia è la Villa, immutabile e sovraccarica di memorie; ce ne parli… “La Villa esiste realmente. Si trova sulla strada che da Macerata porta a Recanati, in località Fontenoce. Fu costruita nel 1878 e abitata dall’architetto Gaetano Koch, uno dei più importanti architetti romani del periodo post unitario (è suo il palazzo a Roma che ospita la Banca d’Italia). Si tratta infatti di Villa Koch. Nel romanzo,  comunque, sia la villa che il parco che la circonda prendono una valenza propria, tanto da farla diventare un personaggio a tutti gli effetti.

Anche il ricordo e la memoria sono elementi fondamentali per lo svolgersi della storia: da buon erede culturale di Leopardi non poteva essere altrimenti ma, il ricordo, o la mancanza di esso, che ruolo hanno nella vita degli uomini, come dei suoi personaggi? “Un uomo senza memoria, senza ricordi, è un uomo senza una base stabile. È dagli eventi del passato che oggettivamente possiamo partire per capire il presente e indirizzare il futuro. Inevitabilmente  siamo figli di quello che è stato e genitori di quello che sarà. Oggi purtroppo viviamo in un mondo frenetico dove la memoria è labile e la storia, definita un tempo “maestra di vita”, è relegata in ambito scolastico o a semplice excursus accademico. Tornando a Il Segreto di Melissa,  la memoria, individuale o comune, è protagonista sia quando è ben presente (come nel personaggio di Antonio Montironi) sia quando manca (come in Claus Herman) che quando è incompleta (in Giorgio Morilli). Ognuno, a modo suo, dovrà fare i conti con la propria storia passata e presente. Il futuro sarà, come sempre, dietro l’angolo e nonostante tutto li sorprenderà”.

Il segreto di Melissa è un tesoro. Chi leggerà il libro saprà di che tesoro si tratta: per lei qual è il tesoro più grande? “Quando penso a un tesoro, non mi viene da immaginare qualcosa di venale ma ciò che può restare immutabile nel tempo. Qualcosa in cui poter fare riferimento per la mia esistenza. Potrei dire Dio (sono credente, non ne faccio mistero né tantomeno mi vergogno di affermarlo) ma, rimanendo su di un piano più laico, potrei dire l’essere sempre me stesso, con i miei pregi e i miei difetti, con le mie aspirazioni e le mie delusioni, con i miei sogni e la mia realtà, che può sembrare poca cosa, ma è mia, legata alle persone che amo, all’ambiente in cui vivo. Spero di poter trattenere sempre questo tesoro e spero che, se un giorno lo dimenticassi, ci sia sempre qualcuno che mi ricordi di averlo”.

TITOLO: Il segreto di Melissa

AUTORE: Fiorenzo Bordi

EDITORE: Controvento Editrice, 2012

PREZZO: € 16.00