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Il Natale appena trascorso per qualcuno avrà significato sicuramente momenti sereni e familiari, per altri sarà forse stato un momento di riflessione, per altri ancora avrà portato tanti regali e divertimento. Per il panorama del manga di qualità giapponese, e per tanti appassionati, ha determinato la data di fine di una delle serie più belle e premiate degli ultimi anni. Eh, sì, L’immortale, titolo originale Mugen-no-jūnin, di Hiroaki Samura, si è concluso il 25 dicembre 2012 con il 219° episodio (lacrimuccia).

UN PO’ DI STORIA: era il dicembre del 1993 quando per l’editore Kodansha, nella rivista Afternoon, compariva il primo episodio di questo samurai-drama di ambientazione storica (fine ‘700). Impossibile passare inosservato, quando nelle prime tavole il protagonista, con un occhio solo e dal viso pieno di cicatrici, si trova in un confessionale con un prete che gli spara un colpo di pistola in piena fronte, facendolo seriamente arrabbiare, mentre i prodigiosi vermi kessen-chu, che lo rendono immortale, ricostituiscono i tessuti danneggiati. Si può immaginare l’impatto, soprattutto perché i disegni del giovane autore, Hiroaki Samura appunto, erano e sono tutt’ora dei piccoli capolavori di stile. Ma di questo parleremo più avanti. Poco tempo dopo la casa editrice nostrana, Comic Art, iniziò la distribuzione dell’opera anche in Italia, ma, giunti al numero 9 della serie di tankobon, questa fallì, lasciando i non tantissimi, ma fedelissimi, lettori nella disperazione. Nel 2000 la Panini Comics, molto molto saggiamente, decise per la riedizione completa dei numeri, e oggi siamo al 28° albo distribuito, mentre in Giappone si aspetta l’edizione del 31°, e ultimo, ahimè.

LA TRAMA DELL’IMMORTALE – Cosa succede dopo quelle prime tavole così inusuali? Manji, il protagonista, kimono bicolore con un grande ideogramma che rappresenta il suo nome e che vuol dire “infinito”, ex soldato dello shogun, ha ucciso per egoismo cento uomini giusti prima di incontrare una misteriosa vecchia che gli dona i vermi dell’immortalità: in cambio deve redimersi, uccidendo altrettanti uomini cattivi. Per aiutarlo in questo scopo gli manda una giovane orfana, Rin, che vuole vendicarsi della scuola di spada Ittō-ryū, che ha ucciso i suoi genitori, e per questo ha bisogno di un “campione” che la aiuti. Manji accetta, giura di aiutarla a uccidere Kagehisa Anotsu, il giovane capo dell’Ittō-ryū, ma come fare a capire se un uomo è davvero cattivo? Chi può giudicare se le azione sbagliate commesse siano state frutto di crudeltà e non generate da motivi più nobili? È davvero Anotsu il nemico? E la vendetta è mai giusta? Tra riflessioni tormentose e svolte drammatiche la serie scioglie lentamente i fili rossi che avvolgono e legano i vari personaggi della storia, senza dimenticare una salvifica ironia e un personale senso dell’umorismo che elevano ulteriormente il livello del prodotto, mentre il valore della sceneggiatura e del taglio registico diventano, tavola tavola, sempre migliori. Nel 2008 la Production IG ne ha tentato la trasposizione in serie TV, ma senza successo, in quanto l’animazione manca completamente del fascino e del pathos che caratterizzano l’opera cartacea.

L’ARTE DELL’IMMORTALE – Gli americani, che di opere a fumetti sono pieni, così come di bravi disegnatori, hanno riconosciuto l’eccellenza di questo manga, assegnandogli nel 2000 il prestigioso Eisner Award come miglior prodotto straniero e dedicandogli la pubblicazione, con il titolo Blade of the Immortal, per la casa editrice Dark Horse. Come poteva essere altrimenti quando la mano di Samura riesce a trasformare ogni singola immagine in un piccolo capolavoro? Il suo tratto, sottile, spurio, graffiato, costruisce volti e figure caratterizzate fin nei particolari, rendendole espressive ma senza eccessi; nelle scene d’azione si può percepire lo spostamento d’aria che muove le falde dei kimono e gli schizzi di sangue che sporcano gli incarnati di porcellana dei personaggi femminili, ma soprattutto è l’armonia quella che cattura l’occhio e che incanta, quasi un ossimoro tra gli scenari emorragici e attraversati spesso da arti amputati e visceri. L’abilità di Samura non ha bisogno di retini per rendere la sericità dei tessuti o la vivacità delle stampe: con pennino e inchiostro nero, o a volte con matita grassa e cere, fa vivere volti, corpi, capelli, ambienti, atmosfere, come se quelli esistessero già, nascosti dal bianco della carta e pronti ad essere svelati solo da lui. Cosa faremo quando la serie terminerà definitivamente la pubblicazione? Una cosa sola è certa: potremo morire tranquilli.

Titolo: L’immortale (Mugen-no-Jūnin)

Autore: Hiroaki Samura

Editore: Panini comicsPlanet Manga

Prezzo: € 7,00

 

L’immortale – sigla dell’anime

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(In collaborazione con l’Associazione culturale Dimensione Fumetto di Ascoli Piceno)