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Conoscendo personalmente Marco Esposito si resta subito colpiti da alcuni particolari: l’aria timida, ma sorridente, gli occhi, intelligenti e saggi, e il modo di parlare, pacato e attento. Eppure, questo debuttante scrittore, ha quindici anni, frequenta il secondo anno delle scuole superiori a Teramo, lavora da due anni a quest’opera fantasy, che apre una trilogia, e il suo romanzo è valido, originale e onesto.

LA TRAMA DEL VASO DI PANDORA – La vicenda, ambientata ai nostri giorni, si apre con il protagonista, Jason Woody, in lotta con un inconscio che lo attrae inesorabilmente verso la magia; quasi contemporaneamente una ricca teenager americana si scontra con un tir e si ritrova a cedere in prestito il suo corpo allo spirito di Maria Stuart, regina di Scozia; intanto Elisabeth affronta da sola la sete di sangue che la perseguita e che deriva dal suo essere un mezzo vampiro.  Il misterioso, vecchissimo, cinese che si fa chiamare Antico metterà insieme queste anime inquiete per formare un esercito del Bene che, insieme a un Golem, dovrà difendere il mondo dalle brame del Male, capitanato da Terrore, che vuole riaprire il Vaso di Pandora.

L’AUTORE – Marco costruisce il suo mondo con descrizioni cinematografiche e abilità di caratterizzazione inconsuete, mostrando una profonda conoscenza di realtà, miti, e tradizioni lontanissime. Non cerca di imitare titoli di successo, ma sa cogliere gli aspetti universali del simbolo e offrirli al lettore in situazioni in cui riconoscersi: qui sta il talento che stupisce e che fa attendere con speranza il proseguimento della storia.

INTERVISTA – Come hai iniziato a scrivere? Iniziare a scrivere è stata una cosa piuttosto naturale. Mi è sempre piaciuto leggere, ma la lettura in sé non era “abbastanza”, quindi ho iniziato a scrivere qualcosa di mio, ispirandomi inizialmente a ciò che leggevo, magari creando racconti brevi, senza neanche troppo impegno, fino a quando, dopo anni di tentativi, ho trovato il punto di partenza perfetto come “scrittore” ne Il Vaso di Pandora, sia per l’idea generale della trama che per l’alchimia dei personaggi. Una cosa di certo utile per scrivere è stato leggere molto.

Quali autori o quali libri ti hanno ispirato l’amore per la scrittura? Il primo autore che ricordo di aver letto è stata J.K. Rowling con Harry Potter, che mi ha insegnato molte cose, dal modo di scrivere a quello di trasmettere alcuni concetti; poi, con il tempo, ho spaziato un po’ in tutte le tipologie. Anche film e telefilm hanno aiutato molto, da Buffy l’AmmazzaVampiri a Streghe, fino alle trasposizioni cinematografiche dei libri che ho letto e ai fumetti, che devo ammettere mi hanno insegnato molte più cose di quanto molti libri “impegnati” avrebbero potuto fare.

Come è nata questa storia, dal titolo così impegnativo e tanto articolata da richiedere tre parti? L’idea de Il Vaso di Pandora è nata quasi per gioco,  non avevo in mente di creare un libro vero e proprio, volevo solo realizzare un racconto, come avevo sempre fatto in precedenza. Il primo personaggio a venirmi in mente è stato quello di Maria Stuart, e con lei si sono delineate tutte le parti del libro, fino al punto di mettere insieme la trama. La parte della costruzione della trama è stata forse la più divertente, ed è forse questo il motivo per cui la storia è diventata così complessa da formare una trilogia: aggiungevo particolari uno sopra l’altro ed era impossibile metterli tutti in un unico libro se non creando un volume enorme. E poi mi dispiaceva un po’ abbandonare i miei personaggi così presto, erano diventati parte di me e rinunciarci era quasi impensabile (anche ora mi dispiace sapere di dovermi fermare a un terzo romanzo, anche se nulla toglie la possibilità a uno spin-off, in futuro).

Il protagonista, Jason Woody, è un adolescente come te, ma vive una realtà molto diversa dalla tua: hai proiettato in lui i tuoi sogni e le tue aspirazioni? Qual è il tuo personaggio preferito? Nonostante me lo chiedano tutti, Jason è un personaggio da cui mi discosto abbastanza, anche se è il protagonista ed è quindi il personaggio su cui mi sono focalizzato maggiormente. Certo, come Jason anche a me piacerebbe abbandonare la vita monotona di tutti i giorni e lanciarmi in un qualche tipo di avventura, ma non penso comunque che avrei affrontato la situazione come ha fatto lui. Il personaggio che invece mi piace maggiormente è Maria Stuart. Mi piace scrivere (e leggere) un personaggio come lei, una donna intelligente e forte, che può ottenere ciò che desidera da sola e con ogni mezzo a sua disposizione. Maria Stuart non è proprio una bad girl, ma è forse il personaggio che più ci si avvicina. Lei è machiavellica ed è cosciente di quanto sia potente e non ha paura di usare il potere di cui dispone. Ma allo stesso tempo, dietro l’aria austera, si dimostra sempre attenta e amorevole verso le persone a cui tiene, ed è quindi uno dei personaggi più sfaccettati del libro. E poi certi dialoghi senza un personaggio come la Stuart sono impossibili da attuare, aggiunge quel poco di pepe alla lettura e ogni sua interazione con i personaggi è diversa.

Dalle pagine emerge una visione del Bene e del Male sorprendentemente matura: vuoi parlarcene? Il Bene e il Male del libro sono concetti che, a tratti, sono separati in maniera netta, a tratti, si mescolano tra di loro. All’inizio del romanzo i protagonisti sono in uno stato a metà fra il Bene e il Male, molti di loro si trovano persino a fare scelte sbagliate, sia per loro volontà, come la Stuart, che parte da un principio di vendetta e non di altruismo, che contro la propria volontà, come Elizabeth, mentre altri sono davvero cattivi, come il Golem, e così via, fino ad arrivare, alla fine del romanzo, verso una strada che porta al Bene nel suo senso più assoluto. Ciò significa che i buoni a volte ricorrono al Male, ma non si abbassano mai al livello dei loro nemici, il cui più potente membro, Terrore, non si dimostra mai davvero cattivo e non gode nel fare del Male in maniera gratuita. Lo stesso non si può dire dei suoi compagni, spietati e cattivissimi, ma anche loro vivono sentimenti ricollegati al Bene, come ad esempio l’amore. Di certo il Male più grande è quello del Vaso di Pandora, ma i mali del Vaso non si citano né si vedono materialmente, è come se si riflettessero nei protagonisti del libro, colpiti dal Male ancor prima che il Vaso venga aperto, travolti da maledizioni che però impareranno a dissipare per accettare definitivamente il Bene.

Come concili gli impegni scolastici con la tua carriera di scrittore? All’inizio era semplice, ora sta diventando un po’ più impegnativo con l’aumento del carico di compiti, ma vedo di organizzarmi bene e uso parte del tempo libero a mia disposizione per scrivere; buona parte lo lascio anche al divertimento, altrimenti penso potrebbe essere controproducente, visto che spesso la vita quotidiana offre molti più spunti di quanto lo facciano un foglio e una penna da soli. Mi capita spesso di ricevere l’ispirazione mentre sono fuori con gli amici o i familiari: basta solo metterla per iscritto, ma forse è quella la parte più difficile.

di Silvia Forcina

Titolo: Il Vaso di Pandora

Autore: Marco Esposito

Editore: Artèmia Edizioni, Teramo, 2012

Prezzo: € 15.00