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Territorio complicato il nostro: fiumi e colline da dove è possibile avvistare il mare o l’orizzonte chiuso dal “color di lontananza” degli Appennini. La nostra gente discende, letteralmente, dagli azzurri Sibillini, nome quanto mai evocativo e denso di significati: Lando Siliquini, medico di Montefortino, su quelle montagne c’è nato e da lassù ha avuto un punto di vista privilegiato sulla storia e sulla cultura del nostro territorio. In questo testo/saggio, pubblicato prima in inglese e poi, ampliato, in italiano, ci espone le sue riflessioni.

LA RECENSIONE – Sulla cima del monte Sibilla c’è una grotta, oggi inaccessibile, dimora leggendaria della Sibilla Italica: per secoli questo è stato considerato l’omphalos, l’ombelico del mondo, centro di conoscenza e di potere. Già nel Medioevo il luogo era conosciutissimo in tutta Europa, ma la sua fama risale addirittura a secoli prima, come dimostrano i numerosi riferimenti letterari riguardanti i Sibillini che troviamo ad esempio nella saga del Guerin Meschino, nelle opere di Virgilio, di Ariosto e di Goethe, con il suo Faust (che Siliquini dimostra avere forti connessioni con il nostro alchimista maledetto Francesco Stabili). Il titolo esprime infatti la convinzione, sostenuta da centinaia di indizi e di prove, che si tratta della prima Sibilla comparsa sul suolo italico. Personaggio realmente vissuto, mito, leggenda, metafora culturale, «la figura della Sibilla emerge dagli strati più antichi della civiltà umana e si impone come archetipo della preveggenza e della poesia», ma  anche come scintilla generatrice di civiltà. In questo libro, dunque, con una sintassi coinvolgente e brillante, Siliquini intraprende un inconsueto percorso che tocca l’archeologia, l’analisi linguistica, la storia, la letteratura, la mitologia, i racconti popolari e le esperienze di vita: un viaggio interiore (la Grotta) ed esteriore (la Montagna) verso la conoscenza universale, per giungere ad una nuova prospettiva analitica e antropologica (l’Origine) che rivaluta finalmente la nostra terra.

Quando e come ha “conosciuto” la Sibilla e che cosa rappresenta per lei? Il prof. Paolo Aldo Rossi della Università di Genova mi definì «autentico abitatore dei Sibillini». Una definizione in cui mi riconosco, per il forte legame materiale e culturale con queste montagne. Un legame quasi scritto nei geni, ricordando che mia nonna paterna era di Sossasso [sub saxo Sibyllae] e mia nonna materna era di Rubbiano/Ufià [sub Jano], borghi alle pendici del monte Sibilla. Tanto la mia attività professionale che quella amministrativa e letteraria hanno risentito profondamente e si sono nutrite di questa formazione sociale e culturale. Parlare della Sibilla Appenninica, lungi dall’essere cosa frivola e puerile, è trattare argomenti che ci toccano in ogni fibra del corpo e della mente (basti pensare alla importanza della Dieta Mediterranea, con la sua stretta referenzialità con la cultura antropologica delle nostre terre).

Nel testo più volte sottolinea la colpevole dimenticanza degli studi ufficiali, che sottovalutano le testimonianze provenienti da questo territorio… La riluttanza del mondo accademico a dare il giusto rilievo agli indizi storici, mitologici, letterari e antropologici riassunti nella figura della Sibilla Appenninica scaturisce sia dalla natura schiva della nostra marchigianità sia dalla visione meccanicistica e riduzionista della cultura “cartesiana” che ha perso di vista i valori olistici ed ecologici del linguaggio mitologico.

Siamo abituati, troppo, a dare per vere le informazioni che ci fornisce la cultura ufficiale, così che, per esempio diamo per scontato che il nostro dialetto discende dal latino. Lei propone, invece, un’interessantissima riflessione per cui è il latino a discendere dal nostro idioma locale… A indicare nell’Appennino centrale la regione di origine delle lingue italiche sono numerosi indizi e prove (che tratto più diffusamente in altre pubblicazioni), ma in particolare sono le conclusioni degli stessi linguisti, tra cui ricordo il Devoto, l’Ancillotti, l’Alinei e il Pallottino.

Per concludere, per chi ha scritto questo libro? Il libro viene da lontano. Viene dalle domande e dalle risposte che mi sono dato fin dagli anni dell’adolescenza. Quindi l’ho scritto in primo luogo per me, per cercare di conoscere me stesso e l’ambiente che mi circonda. In fondo, anche i Cavalieri che volevano entrare nell’antro della Sibilla lo facevano per avvicinarsi alla conoscenza del sé. Nel deciderne la pubblicazione, ho voluto invece contribuire a mettere in luce i tesori delle Terre della Sibilla Appenninica perché vadano salvaguardati e ulteriormente indagati, in quanto vera risorsa delle nostre Comunità. A tal proposito, lancio qui la proposta ai Politici e Amministratori più illuminati di portare avanti la domanda all’Unesco per l’inserimento dei Monti Sibillini tra i Patrimoni dell’Umanità. di Silvia Forcina

Sibilla italica. Miti e misteri dei monti Sibillini

di Lando Siliquini

FAS Editore, Ascoli Piceno, 10.00 €