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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – I numeri del Musical Europa Festival fanno discutere; sotto la mannaia della spending review i conti della rassegna estiva fanno indignare, soprattutto quando si vedono uscire 103mila euro totali dalle casse cittadine e gli incassi sono a dir poco esigui. “Se il Comune ha disponibilità ben venga, – commenta il consigliere Riego Gambini – se però sappiamo e ammettiamo che ci sono difficoltà economiche, questa spesa non è accettabile“.

SPESE PAZZE – Suite e pasti luculliani per il festival del musical, i numeri forniti dopo due richieste ufficiali fatte dal consigliere 5Stelle escono solo dopo tre mesi dalla conclusione della rassegna e a seguito di un’intervista pubblica con l’assessore Margherita Sorge. “Sapevamo che il Mef sarebbe costato 60mila euro – continua – un’agenzia teatrale o un impresario non avrebbero mai mandato in scena una manifestazione con questi costi”.

SCARSI RISULTATI – Nonostante i  1.700 euro spesi per manifesti e volantini, nonostante i 9.670 euro per ospitare l’equipe base del Mef compresi direttore artistico, responsabile ufficio stampa e fotografo, il Musical Europa Festival non ha fatto il pienone ai botteghini.  Sono stati 178 i biglietti venduti per la prima serata di gala, mentre 379 per la seconda, quando il palco del PalaRiviera ha visto protagonisti i ragazzi sambenedettesi selezionati ai casting. A far numero, nella platea da mille posti, gli accrediti di stampa, autorità, artisti ospiti, i ragazzi che hanno partecipato allo stage e lo staff organizzatore. Scarsi gli incassi per le due serate di gala, circa 8mila euro a fronte di una spesa decisamente più grande.

MEA CULPA – “Per organizzare un evento del genere c’è bisogno di conoscenza, – conclude – il sindaco stesso l’aveva annunciata come una scommessa che si è rivelata un flop. Se sbaglia un impresario sbaglia la ditta, se sbaglia il comune pagano i cittadini”, sentenzia. Chi osa pensare a una seconda edizione propone nuove location, magari più centrali per attirare un maggiore pubblico, e stage a pagamento. E proprio sul tentativo di fare cassa con la formazione dei giovani, Gambini conclude che “ci sono musicisti e associazioni in questa provincia disposti a suonare e a esibirsi per cifre molto più basse”. L’alternativa potrebbe invece rivelarsi il premiare realtà locali che ogni anno chiedono contributi e occasioni per emergere e diffondere la cultura tout court nel territorio e i giovani che hanno voglia di forgiare il proprio talento, piuttosto che puntare su personaggi che non hanno più l’appeal artistico di trent’anni fa.