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Un libro che racconta pochi giorni; iniziati con la ricerca d’indipendenza, vissuti nella vita degli altri, conclusi con la consapevolezza del ritorno. L’esperienza, il ritorno e il ricordo è “Bomba libera tutti”, l’esordio letterario di Gaetano Buompane edito da 0111 Edizioni. Conosciamo tutto del protagonista che ci prova con l’università, che si lascia coinvolgere dalle azioni altrui, che poi si trova davanti casa quasi al risveglio di un sogno, talvolta un incubo. Situazioni personali e convinzioni politiche, dal paesino di provincia alla grande città degli anni Novanta, rappresentano la storia e l’intreccio. “Che cosa c’entrava fare il ribelle, prendere posizione, tirare in ballo i sogni, investire su un futuro incerto? Che diamine! Lo sapevamo tutti che era il momento peggiore per affidarsi alla bontà divina. Persino chi aveva talento faticava a trovare spazio, figurarsi un cialtrone come me”. Quando il colpo di scena, la ricerca della botta di adrenalina che cambia la vita, è sempre stato li, superata la paura della mediocrità. “Tutto il mio mondo era nuovamente davanti a me e anche il più labile pensiero che qualcosa di male potesse accadere si dissolse in un’incosciente spensieratezza”.

La paura della mediocrità è ciò che muove il protagonista a cambiare; ci prova. La scelta di non dargli un nome è sintomo di una collettività che leggendo si immedesima, che è pronta a provarci, che dai vicini anni Novanta si cala perfettamente ai nostri giorni? Bomba libera tutti è un romanzo profondamente simbolico che maschera, dietro la sua caratterizzazione temporale anni ’90, temi universali e riconoscibili da tutti. La scelta di non dare un nome al personaggio principale trova la sua spiegazione proprio nel tentativo di raccontare una generazione, quella che negli ultimi vent’anni possiamo con certezza dire che non ha vissuto da protagonista. Verso quella generazione, di cui anche io faccio parte, il libro è fortemente critico. Abbiamo permesso che troppe persone decidessero per noi consegnando ai nostri figli un Paese che non ci piace per niente. La speranza è che le nuove generazioni non compiano i nostri stessi errori. Vedremo. 

Le convinzioni politiche si snocciolano negli stili di vita e si intrecciano con la vita personale; quanta ribellione e quanta inconsapevolezza c’è nel protagonista? La cialtroneria del protagonista è scardinata proprio dal desiderio di scrollarsi di dosso una mediocrità che lo ingabbia, che lo costringerebbe per tutta la vita a fare quello che gli altri decidono per lui. Sembra un niente, in realtà è il più grande atto di ribellione che una persona può compiere nella sua vita. All’inizio è solo un sentimento a cui non sa dare nome e forma, che lo trascina in balia degli avvenimenti e che gli fa vivere una vera e propria avventura metropolitana. Alla fine la sua maturazione sarà finalmente chiara e potrà guardare al futuro con più consapevolezza. Ognuno di noi a questo punto può trarre le somme dei suoi ultimi venti anni e giudicare se è soddisfatto o meno delle sue scelte. Se volessi scrivere il seguito di Bomba libera tutti molto probabilmente troveremo il nostro protagonista in un altro Paese, emigrato in cerca di lavoro.

La figura del padre, silenziosa e austera rispettivamente all’inizio e alla fine del romanzo ci rimanda alla famiglia all’italiana; che ruolo assume il nucleo familiare, e soprattutto il padre, nelle scelte del protagonista? Non credo sia la tipica famiglia italiana, di certo non è stata la mia. I miei genitori hanno sempre appoggiato e incoraggiato ogni mia iniziativa, soffrendo e gioendo con me. Penso che esistano genitori che condizionano le scelte dei figli, soprattutto quando la loro autorità è molto forte e penso che una ribellione a tali imposizioni sia più che sana. Decidere di costruirsi la propria vita è nella natura dell’uomo e fa parte della sua crescita. Nel romanzo tale ribellione è alla base dell’intreccio, ma alla fine anche la figura del padre, così silenziosa e austera, si trasforma in un segno positivo, contribuisce anche lui a schiarire i dubbi del protagonista e in qualche modo è l’artefice di quel viaggio onirico che chiude la storia.

E poi il ricordo, come il disvelamento di qualcosa che si è sempre posseduto che alla fine esplode. Qual è la tua bomba libera tutti? La mia bomba non si trova nei semplici ricordi, ma più intimamente nei sentimenti che tali ricordi custodiscono gelosamente. Credo che lì si nasconda il nostro vero essere e riandarlo a ripescare per me è stato come ritrovare un po’ me stesso. L’esplosione può avvenire in ognuno di noi, ma poi diventa necessario che sia contagiosa, che si inneschi una reazione a catena. La bomba vera, quella che libera tutti, sta nelle persone, e detto da me è veramente paradossale dato che spesso provo una profonda insofferenza e una totale sfiducia verso il prossimo . C’è una battuta nel romanzo detta da Tommy, uno dei protagonisti, che dice: “È come una lotta sanguinosa tra due eserciti giganteschi, il Sapere e l’Ignoranza. Dobbiamo diventare tutti quanti degli eroi pronti a morire se non vogliamo essere sopraffatti dalla stupidità.” Insomma, possiamo permetterci di perdere qualche battaglia, ma la guerra occorre vincerla.