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Dopo una giornata a Roma tra comunicazioni pubblicitarie di ogni tipo, mi sono soffermata ancora a riflettere sull’uso dei sostantivi e degli aggettivi. La lingua italiana è ricchissima e consente di fare mille accostamenti diversi per dare infinite coloriture e sfumature al nostro parlare, grandi potenzialità troppo spesso usate malamente. Ad alcune parole vengono accostati sempre gli stessi aggettivi, come se non ne esistano altri così da creare degli stereotipi comunicativi che ritraggono la società sempre allo stesso modo come se fosse destinata a non cambiare mai: i buoni da una parte e i cattivi dall’altra etichettati e classificati in modo generico e superficiale ma d’impatto mediatico.

Nel mio ruolo di Consigliera di Parità cerco di essere molto attenta nel misurare le parole per mantenere la necessaria neutralità rispetto al problema che mi viene proposto e tentare una conciliazione nell’interesse reciproco delle parti. La mia esperienza mi porta ad interpretare i comportamenti delle parti che ho davanti senza mai collocarli da una parte o dall’altra, senza preconcetti e senza la presunzione di poter indicare una risposta univoca. Molto spesso i casi di discriminazione nascono da pregiudizi e da relazioni spese male, da un’errata presunzione di preminenza di una parte sull’altra. Sono convinta che risolvere le situazioni discriminatorie significa lavorare per un clima coopetitivo dove l’interesse comune è raggiunto con la soddisfazione del singolo imparando a guardare oltre, a lungo termine, nella costruzione di un futuro più solido.

Alla base di tutto il mio operare c’è la convinzione che il futuro non può e non deve essere dei furbi perché sono proprio loro i primi colpevoli della situazione in cui ci troviamo. Lavoro per un equilibrato rapporto tra lavoratori e datori di lavoro, tra donne ed uomini e contro ogni forma di discriminazione e ghettizzazione. Combatto contro coloro che non svolgono correttamente il loro mestiere siano essi datori di lavoro o lavoratori, dipendenti o lavoratori autonomi, funzionari dello stato o parti sociali.

È per questo che ci sono alcune notizie che mi fanno credere in un futuro più giusto come lo smascheramento di frodi da parte di datori di lavoro o il licenziamento in tronco di dipendenti che abusano della loro posizione. Plaudo alla Guardia di Finanza ma ancora di più al bambino che si lamenta perché, in un certo negozio, quando comprava la pizza per la merenda a scuola non gli davano mai lo scontrino. Sostengo il capo del personale che licenzia il lavoratore scorretto e apprezzo il sindacato che, nel raccontarmi la vicenda, sostiene il licenziamento poiché giusto. Credo nella correttezza e nell’onestà quali armi potenti per ricostruire gli equilibri nelle relazioni sociali, sindacali ed aziendali.

Paola Petrucci, consigliera di parità per la Regione Marche