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VENAROTTA. – Chi era Giuseppe Ciotti? Lo ricordiamo mentre è andato in scena, domenica 17 giugno scorso, il IX Memorial, intitolato a suo nome, e riservato alle categorie Pulcini e Piccoli amici. Noi lo ricorderemo  con il nome di Peppino così come lo chiamavano da ragazzo. Era nato a Venarotta nel 1960 e la sua infanzia la trascorse come tanti ragazzi della sua età. Come giocatore di calcio, Peppino è stato un talento naturale. Nessuno gli ha insegnato a giocare al calcio. Lui, era il più bravo, come lo sono i mancini. Era abilissimo anche a calciare con tocchi felpati e indirizzava il pallone dove gli altri potevano solo con l’immaginazione.

IL PERSONAGGIO – Peppino, interpretava lo sport nel senso più puro del suo significato. Accettava di buon grado le sconfitte, così come non si esaltava per i successi personali. Naturalmente gli piaceva vincere, come logico che fosse, per una persona vincente come lui. Rispettava l’avversario senza mai prendersi gioco.  Precursore del far play, Peppino va ricordato anche per un gesto di sportività verso gli avversari. In occasione di una gara: rigore a favore della sua squadra e contestato dall’avversario. Lui lo calciò fuori. Si forma nella Vis Pro Calcio per poi approdare nelle file dell’allora Juventina (oggi Jrvs Ascoli) fucina di giovani promesse locali. Poi Ancona, ovvero, serie C ma non ebbe l’opportunità di giocare in prima squadra perché troppo giovane. Trasferito a Bellaria, Peppino conobbe giocatori che i non più giovani ricordano: i Bonini (Juventus) o i Pari (Sampdoria) tanto per fare dei nomi. Non si affermerà come i suoi compagni di club. Giocherà in molte altre squadre, per poi farsi apprezzare anche nel mondo del lavoro. Si sposa, nel 1997, con la bella Emilia e si trasferisce per sempre a Porto Recanati, senza però dimenticare il suo paese natio. Faceva della semplicità il suo stile di vita. Destino beffardo per Peppino. Il calcio gli ha dato gloria. Il calcio ce lo ha portato via, mentre rientrava da una trasferta (incidente d’auto dicembre 2003). Ma il suo ricordo rimane indelebile nelle menti di chi lo ha conosciuto e apprezzato come persona e come uomo di sport. (gi.ca.)