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Guido Anselmi è un regista italiano molto affermato e da poco ha annunciato che è in produzione il suo nuovo film. Il problema è che il film non c’è. Nella sua mente si accavallano fatti veri, ricordi, sogni, sensazioni, paure che cercano di costituire un ordine, una sceneggiatura, un idea, un significato, ma questo non arriva.

CONSIDERAZIONI – Si dice che questo film sia uno, se non IL miglior film mai realizzato. Anche io sono di questo parere. Questo film realizzato negli anni ’60 (1963 per la precisione) fa capire come il cinema italiano (ma non solo) non si sia evoluto bensì involuto. E’ una pellicola che mostra il cambio di generazioni nei ruoli del cinema: dai registi intrepidi e pronti a rischiare per mostrate al pubblico arte, poesia e divertimento (quest’ultimo non manca mai, anche nelle opere più impegnative), ai produttori coraggiosi, che investivano fior fiori di capitali e producevano lavoro.

Fellini era un regista profondamente insicuro, che aveva paura che quello che faceva non fosse apprezzato nonostante non negava di essere un gran regista. In un’intervista si definì “un artigiano che non ha niente da dire, ma sa come dirlo“. Quest’ultima frase esprime con chiarezza cosa è questa pellicola: un flusso visionario di fantasie, ricordi e realtà che prova a dire qualcosa ma che non ci riesce, riesce solo a mostrarsi con magnificenza. Il Guido Anselmi del film è Federico Fellini stesso, il suo alter ego che mette in pellicola le sue ansie, i suoi ricordi di infanzia, stralci di idee pensate e mai finite e realizzate, le pressanti richieste della produzione che aspetta un film da produrre, i tradimenti ai danni della moglie, tutto devoto a realizzare quella sensazione di blocco registico che affliggeva Fellini.

Questo flusso informe che esce fuori dalla mente di Fellini, veicolato da quella del suo alter ego Anselmi, scaturisce in un tripudio di personaggi tutti diversi tra loro, di situazioni assurde e visionarie, in bilico tra sogno e realtà, che convergono a creare una personalità, quella del regista romagnolo, delle più sensibili e piene di vita.

Il finale è dei più belli mai girati in assoluto da Fellini (ma anche in generale): tutti i personaggi apparsi si fanno dirigere da Anselmi in quanto la sua vita e le persone che la compongono sono il film stesso. E’ un film sulla ricerca dell’identità e di quanto sia difficile trovarla e mostrarla quando ci si accorge che la verità è sotto ai nostri occhi.

E’ difficile parlare di questo film senza cadere nell’ovvio e senza avere difficoltà nel descriverne la magnificenza, bisogna vederlo per capire (cosa valida per tutti i film, ovviamente).

PIACERÀ – Agli amanti del cinema vero, di quel cinema, purtroppo, sempre più lontano

NON PIACERÀ – Impossibile che questo film non piaccia. Può non piacere a chi non è abituato a una narrazione che non preveda una “scaletta” composta da “inizio-mezzo-fine” e che segue, invece, il ritmo frenetico della mente.

 

OTTO E MEZZO

REGIA Federico Fellini

SCENEGIATURA Federico Fellini, Ennio Flaiano, Tullio Pinelli, Brunello Rondi

ANNO 1963

CON Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Anouk Aimèe, Guido Alberti, Edda Gale