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Femminicidio è un neologismo con il quale si nomina ogni forma di discriminazione e violenza rivolta contro la donna “in quanto donna”. È la violenza di genere in ogni sua forma. È l’esercizio di potere che l’uomo e la società esercitano sulla donna affinché il suo comportamento risponda alle aspettative dell’uomo e della società patriarcale, è la violenza e ogni forma di discriminazione esercitata nei confronti della donna che disattende queste aspettative.

L’avvocata Barbara Spinelli dedica un blog a questo tema oltre che numerose pubblicazioni per spiegare come questo neologismo, nato negli anni 90 dagli studi di alcune criminologhe come la statunitense Diana Russell mentre l’antropologa messicana Marcela Lagarde ne è considerata l’ideologa. Femminicidio quindi, è scoprire che, nel mese di maggio, a Milano la statistica ci dice che avviene uno stupro ogni giorno. Femminicidio è scoprire che la locandina per un’iniziativa del’8 giugno (Mai più complici di Senonoraquando Ascoli Piceno) è già datata perché  riporta simbolicamente il numero 54 mentre lunedì 28 maggio le donne uccise sono già 64.

Femminicidio è la morte di Kaur Balwinde uccisa perché troppo moderna e, quindi, diversa da quello che il marito voleva. Femminicidio è scoprire che, in attesa dell’entrata in vigore (prevista per il 12 agosto 2012) della legge che obbliga a riservare il 30% di posti alle donne nei Consigli di Amministrazione, ci sono 83 posti vacanti in 13 Aziende Pubbliche da assegnare nei prossimi venti giorni e nessuna donna candidata.

Femminicidio è leggere il post di Lorella Zanardo che ha chiesto agli uomini di parlare di violenza alle donne.

I risultati di questa indagine, sia pur empirica e potenzialmente falsata dal mezzo d’indagine sono a dir poco sconcertanti: una quantità esagerata di uomini non vuole neanche parlare di violenza alle donne. 

È esattamente la stessa operazione che si compie quando si usa il maschile al posto di un linguaggio neutro, cancellando di fatto la parte femminile, ignorandone l’esistenza.

Scoprire questo blocco culturale mi ha veramente spaventata, sono alcuni giorni ormai che ci rifletto e sono preoccupata per la violenza e l’ignoranza che si respirano.

Abbiamo avuto in prestito il mondo dai nostri figli che i hanno delegato ad amministrarlo finché loro non saranno adulti.

Ma che adulti avremo in questa nostra società?

Quale mondo restituiremo loro? Come lo governeranno?

Paola Petrucci, consigliera di parità della Regione Marche