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“Kony 2012”: è questo il nome della campagna che in questi giorni sta facendo il giro del mondo. Lanciata da Jason Russell – membro dell’associazione di “Invisible Children” – ha come obiettivo la cattura entro la fine dell’anno di Joseph Kony. Un nome fino a poco fa del tutto sconosciuto, ma ora sulla bocca di tutti grazie al video su YouTube visto quasi 70 milioni di volte, che spiega le motivazioni per cui Kony deve assolutamente essere fermato.

LE ACCUSE – L’uomo è accusato di aver violato diversi diritti umani, compresi l’omicidio, il rapimento, le mutilazioni, la riduzione in schiavitù sessuale di donne e bambini e di aver costretto più di 30 mila bambini ugandesi a imbracciare un’arma e arruolarsi nel suo esercito, LRA. Questo acronimo indica il Lord’s Resistance Army (Esercito di Resistenza del Signore), una formazione militare di ribelli ugandesi nata nel 1987, alla cui base c’è una forte ispirazione cristiana. A guidarla è appunto Joseph Kony, il quale si è autoproclamato “portavoce” di Dio e addirittura medium dello Spirito Santo. L’esercito capeggiato da Kony intende istituire uno stato teocratico che abbia per legge fondamentale i dieci comandamenti.

LA CAMPAGNA – L’obiettivo di Russell è quello di rendere Kony l’uomo più famoso del momento, non per celebrarlo, ma per rendere note a tutti le sue azioni e per agevolare quindi la sua cattura. I suoi sforzi sono stati in parte ripagati: numerose star della televisione, del cinema e della musica hanno espresso pubblicamente il loro appoggio a questa iniziativa, invitando così la gente ad interessarsi al caso. Inoltre, Russell è riuscito ad avere l’attenzione di Obama in persona, che ad ottobre ha inviato in Uganda un contingente di più di 100 uomini in missione di “pace”.

LE CRITICHE – C’è chi però non vede solo aspetti positivi nella campagna. La rivista “Foreign Policy” parla di “semplificazione”: Kony non ha operato da solo, qualcuno deve pur averlo appoggiato e deve avergli procurato le numerose armi per il suo esercito. Inoltre c’è chi afferma che dietro l’associazione si nasconderebbe la lobby che spinge per un maggiore impegno militare degli Usa in Africa per centinaia di milioni di dollari. E c’è pure chi avanza sospetti sull’uso dei soldi raccolti: utilizzati più per fare campagna che aiutare i bambini. Senza contare che “Invisible Children” supporta l’attuale presidente ugandese Museveni, al governo da oltre 25 anni, con un regime oppressivo e da molti considerato dittatoriale.